Scudo
spaziale europeo?
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Negli ultimi anni, con la fine della guerra fredda, è cambiato lo scenario politico internazionale e, con esso, le varie tipologie di guerre prevedibili. Se da un lato il rischio di un conflitto atomico su larga scala sembra ormai scongiurato, dall’altro si è fatta più probabile la possibilità di un attacco su piccola scala ai paesi occidentali da parte di stati nemici o, più probabilmente, di gruppi terroristici. Questo pericolo è reso attuale non solo dalle accresciute capacità tecnologiche ed economiche di questi gruppi, ma anche dal crollo dell’URSS che ha prodotto una situazione talmente instabile da lasciare con pochi e disorganizzati controlli i depositi di armi anche nucleari. In questo scenario si inserisce il progetto USA di uno scudo spaziale (Missile Defense Program: http://www.acq.osd.mil/bmdo/ bmdolink/html/nmd.html), che altro non è che un sistema progettato per individuare eventuali missili lanciati da qualsiasi parte del globo contro gli Stati Uniti, individuarne la traiettoria e distruggerli in volo quando si trovano ancora fuori dall’atmosfera terrestre. Un sistema che svolge in parte e su scala ridotta queste funzioni è già parzialmente operativo e consiste in radar di terra operanti nella banda UHF ed in satelliti in orbita geosincrona dotati di sensori all’infrarosso. Questi elementi verranno inglobati nel sistema futuro che sarà suddiviso in sottosistemi: l’unita di controllo e comando, il sistema di early warning (avviso precoce) ed il sistema che, invece, è dedicato alla distruzione degli eventuali missili in arrivo. Il sistema di early warning è basato su un segmento terrestre ed uno spaziale. Il primo consiste in radar di terra operanti in banda UHF che sono una versione migliorata di quelli già esistenti. A questi si aggiungeranno dei radar di terra di nuova generazione operanti in banda X e con possibilità si orientare meccanicamente l’antenna ed elettronicamente il fascio d’antenna per il puntamento fine. Questi radar hanno capacità di discriminare l’oggetto sotto osservazione in modo da individuare più missili molto vicini gli uni agli altri. La progettazione dei radar di nuova concezione ha tenuto conto anche di problematiche di inquinamento elettromagnetico. Si pensi che la potenza del campo elettromagnetico immediatamente all’esterno della zona recintata, che si trova a 150m dal radar stesso, è minore di quella che si può misurare a 5cm di distanza da un comune forno a microonde. Accanto ai radar di terra il sistema di early warning è dotato anche di un segmento spaziale che inizialmente sfrutterà satelliti già esistenti (DSP) in orbita geosincrona. Essi saranno affiancati e poi sostituiti da satelliti di potenzialità più estese dotati di sensori all’infrarosso estremamente versatili ed in grado di osservare il lancio e la traiettoria degli eventuali missili rilevando il calore emesso dai motori a razzo. Questi satelliti, SBIRS (Space-Based Infrared System) high, voleranno in parte in orbita geosincrona e in parte in orbite fortemente ellittiche. Un ulteriore incremento delle capacità di detezione sarà garantito successivamente da una seconda costellazione consistente in un numero limitato di satelliti operanti in orbita bassa (SBIRS low).
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Il segmento spaziale del sistema early warning individua gli eventuali missili lanciati ed effettua un primo inseguimento (tracking) allo scopo di individuare i falsi allarmi e, quindi, di comunicare al centro di controllo i missili in arrivo e la traiettoria prevista. A questo punto, mentre al centro di controllo si decide la strategia da adottare, i radar di terra iniziano a seguire i missili in arrivo fornendo con continuità al centro di controllo informazioni sulla posizione e sulla traiettoria prevista. Il centro di controllo ed il capo della difesa antimissilistica possono quindi decidere di abbattere i missili in arrivo mediante dei missili progettati allo scopo, ricorrendo alla parte attiva dello scudo spaziale. Quest’ultima consiste in un’unica stazione di lancio in grado di proteggere l’intero territorio degli Stati Uniti dotata di vari silos con altrettanti missili antimissile pronti al lancio. Il missile antimissile è un altro elemento del sistema che si sta sviluppando e consiste in due elementi: il booster vehicle ed il kill vehicle. Il primo serve a lanciare il kill vehicle in una traiettoria approssimativa di impatto con il missile in arrivo. Esaurita la funzione del booster, il kill vehicle si sgancia e prosegue da solo, sfruttando il proprio sistema di propulsione, guida e ricerca dell’obiettivo (basato su un sensore all’infrarosso) fino a distruggere con la sola forza dell’impatto il missile in arrivo quando quest’ultimo si trova ancora fuori dall’atmosfera. Per avere un’idea del budget previsto, si pensi che il kill vehicle ha un costo compreso tra i 30 ed i 35 milioni di dollari mentre la versione test del booster costerà tra i 12 ed i 18 milioni di dollari. Lo scudo spaziale è, dunque, esclusivamente un sistema di difesa la cui efficacia è legata all’aver previsto il tipo di attacco: evidentemente un sistema studiato per individuare missili in arrivo non potrà essere utilizzato per prevenire attacchi come quello dell’11 Settembre scorso. Va detto che anche in Europa si sta pensando ad un sistema che, integrando quello americano, protegga il nostro continente da attacchi missilistici; ciò dimostra che questo pericolo è sentito un po’ ovunque nel mondo occidentale. Evidentemente la bontà della "cura" va valutata considerandone sia i benefici che ci si aspetta, sia i costi che essa comporta e questi ultimi potrebbero essere talmente grandi da avere un grosso impatto su altri programmi spaziali. Dall’istante del lancio di un missile balistico in poi, l’ingegneria può rispondere alla domanda su cosa fare e lo scudo spaziale è sicuramente una risposta adeguata. Cosa fare affinché non vengano lanciati missili contro i paesi occidentali è, invece, campo della politica e qui ben poco si è fatto negli anni passati. Un maggiore sforzo economico e diplomatico potrebbe rendere possibile in futuro dirottare almeno una parte del budget destinato a missioni spaziali militari ad altre missioni civili con impatto positivo sull’umanità: l’esplorazione del sistema solare o dell’ambiente terrestre sono solo due esempi di cosa si potrebbe fare dallo spazio. * Marco D'Errico |