La Giunta Regionale della
Campania ha approvato, in data 15 novembre 2000, il Complemento di Programmazione al Piano
Operativo Regionale 2000-2006, e con questo documento ha fissato alcuni principi di
programmazione dello sviluppo che modificano radicalmente
la precedente impostazione del POP 94-99.
Le nuove scelte sono orientate
ad uno sviluppo bottom up che coinvolge gli attori locali affidando al sistema delle
autonomie locali un ruolo centrale sia in termini di elaborazione delle linee strategiche
dello sviluppo del territorio, che in termini di coordinamento delle iniziative.
La sfida lanciata deve essere
accolta in una logica di competizione positiva tra i territori, favorendo i processi di
crescita delle vocazioni territoriali e rafforzando la cooperazione nel sistema
istituzionale.
La prima fase, e forse la più
significativa, di attuazione del POR assume una nuova metodologia di collaborazione tra i soggetti promotori
dellazione locale: i Progetti Integrati.
I tre principi codificati:
lintegrazione, la concentrazione delle risorse finanziarie, la concertazione trovano
nei PI lo strumento di realizzazione di politiche che modificano una impostazione
verticistica e centralizzatrice degli interventi.
La strategia dei POR fa
riferimento al territorio, non solo come ambito di localizzazione delle imprese e contesto
di interazione tra i fattori produttivi, ma come risorsa dello sviluppo, punto di
accumulazione di competenze e capacità relazionali, che sedimentano in sistemi locali che
richiedono interventi in ambiti ben definiti, attraverso azioni integrate che utilizzano
il complesso degli strumenti messi a disposizione delle politiche di sviluppo ( POR;
Intesa Istituzionale, leggi regionali, leggi nazionali, etc.).
I Progetti Integrati Territoriali
realizzano una visione sistemica dello sviluppo e si pongono come momenti di costruzione
delle precondizioni dello sviluppo , nei settori
dellinfrastrutturazione
materiale ed immateriale del territorio.
La strategia dei PIT ruota intorno alla idea motrice
dello sviluppo e del riequilibrio territoriale; idea che deve scaturire da una precisa
identificazione dei punti di forza e delle vocazioni del territorio di riferimento, con
particolare attenzione alla dotazione di risorse, allo stato della loro utilizzazione e
alla domanda sociale predominante.
I PIT in quanto complesso di
azioni intersettoriali, strettamente coerenti e collegati tra di loro, che convergono
verso un comune obiettivo di sviluppo del territorio e che giustificano un approccio
attuativo unitario, devono essere basati su unidea guida di
sviluppo, esplicitata e condivisa secondo le procedure partenariali della programmazione e della
concertazione.
Questo
nella realtà della Provincia di Napoli significa:
ivalorizzazione
ed attuazione dello strumento di pianificazione e programmazione di area vasta: il Piano
Territoriale di Coordinamento Provinciale. (Il PTCP è esso stesso un approccio integrato)
irafforzamento
e promozione delle esperienze di concertazione ( Patti Territoriali, Accordi di Programma,
Contratti dArea . Lesperienza maturata sul territorio della Provincia di
Napoli, pur in presenza di ritardi e di relativo
spessore del tessuto progettuale, indica il
Patto Territoriale e gli strumenti della Concertazione Programmata come la metodologia più adeguata per la
definizione delle politiche di attuazione degli strumenti sovracomunali e di gestione delle modalità attuative del POR.
iassunzione di responsabilità,
nellambito dellintesa partenariale con la Regione Campania, nella gestione del
monitoraggio, controllo dei PIT, attraverso la disponibilità di strumenti tecnici
adeguati alla programmazione dei PIT e di supporto alla progettazione dei Comuni,
attraverso le risorse finaziarie previste dal POR allASSE 7.1.
Sulla base delle indicazioni
economiche e di pianificazione e di confronto con i 92 Comuni
della Provincia di Napoli si è
arrivati alla individuazione di 9 ambiti territoriali per i PIT:
1. Area Flegrea,
2. Area Nord di Napoli,
3. Area Giuglianese,
4. Area Acerra-Pomigliano,
5. Area Nolana,
6. Area Vesuviana interna,
7. Area Vesuviana costiera,
8. Area Sorrentina,
9. Isole del Golfo.
La
strategia di sviluppo parte quindi dal territorio, inteso come momento unificante tra le
diverse articolazioni e segmentazioni del sistema provinciale; essa poggia sul
presupposto che lo sviluppo locale non può semplicemente ricondursi a sommatoria di
interventi indifferenziati.Lobiettivo di promuovere
il potenziale endogeno in sistema di sviluppo diventa prioritario se si vuole traguardare
leconomia provinciale verso obiettivi di intensità e
qualità delloccupazione.
di CLAUDIO POMELLA