La metodologia di progettazione nel “Ciclo di Gestione del Progetto” (Cycle Project Management)

 


Premessa

Nell’ultimo decennio, con l’affermarsi dei principi di efficienza e di efficacia dell’azione amministrativa sanciti da importanti norme-quadro (Legge 142/90, Legge 241/90, D.Lgs 29/93, etc.) le amministrazioni locali hanno progressivamente rivisto non solo i propri assetti organizzativi, (introduzione di modelli di tipo “dipartimentale” al posto di quelli gerarchico-funzionali), ma anche riconsiderato l’organizzazione del lavoro, soprattutto per quanto riguarda la ricerca di meccanismi e modalità di coordinamento innovativi (crescente ricorso ad uffici di staff, uffici speciali, uffici di progetto, etc.) tali da assicurare il raggiungimento di obiettivi.

 

All’interno di questo processo si è fatta strada la consapevolezza, sia negli organi di governo che nella dirigenza della Provincia di Napoli, dell’importanza della “logica progettuale” come approccio specifico per gestire politiche di Piano e attività complesse, che richiedono il coinvolgimento di più strutture amministrative e di molteplici soggetti sociali ed istituzionali.

 

A tale riguardo, infatti, va ricordato che gli strumenti programmatici adottati dalla Provincia di Napoli (Piano Territoriale di Coordinamento e Documento di Programmazione dello Sviluppo Economico 2000) individuano nel concetto chiave di “progettualità” l’ “asse portante delle azioni di governo del territorio”[1] e nel concetto di “progettualità mirata” il criterio guida capace di coniugare risorse e opportunità presenti nel territorio con obiettivi di riequilibrio territoriale e di sviluppo economico.

 

Se da un lato queste opzioni appaiono sintomatiche di un processo di cambiamento delle strategie di pianificazione, dall’altro permane, tuttavia, una diffusa incapacità degli apparati burocratici di “tradurre” gli adempimenti normativi in azioni progettuali in grado di definire preventivamente risultati, strumenti e modalità di attuazione; questa cronica difficoltà rivela la carenza di metodologie di lavoro finalizzate alla implementazione delle attività secondo quanto previsto dal  c.d. “management by objectives” (gestione per obiettivi).

 

 

Perchè progettare?

 

L’utilità della progettazione si fonda sull’assunto che qualsiasi attività lavorativa complessa può essere intrapresa secondo una logica progettuale basata sull’utilizzo di una metodologia di lavoro incentrata su alcuni concetti-base tra loro interdipendenti: obiettivi, azioni e strumenti. Ciò significa che gli aspetti amministrativi e tecnici connessi ad un’attività debbono integrarsi tra loro all’interno di una visione “progettuale” unitaria che individui in maniera esplicita e coerente gli obiettivi da raggiungere, i risultati attesi, le azioni da intraprendere, gli  strumenti (normativi, tecnici ed organizzativi) da utilizzare, etc..

 

In sede  di elaborazione di progetti di sviluppo locale, l’adozione di una “corretta” prassi progettuale è di importanza cruciale se si intendono perseguire obiettivi di crescita economica e/o di riduzione dei divari socioeconomici; a questa esigenza risponde il “Project Cycle Management” (Ciclo di Gestione del Progetto) adottato dalla Commissione Europea quale strumento base per la elaborazione, la realizzazione e la valutazione di un progetto.[2]

 

Il percorso di progettazione proposto dal Project Cycle Management (PCM) si caratterizza per la stretta integrazione delle seguenti fasi:

 

a)     il programma indicativo (Indicative Programming): identifica i problemi, i vincoli e le opportunità del contesto al fine di individuare e condividere (tra i partecipanti al progetto) i   principali obiettivi e le priorità da affrontare, sulla base di programmi pertinenti  e realistici;

a)     l’identificazione (Identification): attiene all’individuazione dell’idea progettuale mediante l’analisi dei problemi da affrontare, e la scelta  e la valutazione delle possibili opzioni alternative;  

b)    la formulazione (Formulation): riguarda lo sviluppo dettagliato delle idee progettuali in fasi

      operative;

c)     il finanziamento (financing): concerne l’esame della proposta finanziaria del progetto, sottoscritta da tutti i partner e presentata ai servizi finanziari della Commissione Europea per l’approvazione;

d)     la realizzazione (implementation): si riferisce all’esecuzione del progetto, durante la quale , sulla base di opportune forme di consultazione con i beneficiari e gli altri soggetti interessati, si verifica periodicamente lo stato di avanzam,ento del progetto stesso e si apportano i necessari correttivi;

e)     la valutazione (evaluation) : attiene al giudizio sull’efficienza, sull’efficacia,sull’impatto e sulla sostenibilità del progetto rispetto agli obiettivi prefissati.

 

All’interno di questo complesso percorso particolare rilievo assumono, per la riuscita del progetto, le fasi della identificazione e della formulazione dell’idea progettuale in quanto:

 

-         con la prima si verifica la pertinenza (relevance) dell’idea di progetto e delle azioni da avviare, sulla base di una consultazione dei beneficiari e dell’analisi dei problemi che devono essere affrontati;

-         con la seconda si specifica in dettaglio, assieme ai beneficiari del progetto e degli altri stakeholder (cioè “portatori di interessi” quali enti istituzionali, associazioni di categoria, altri soggetti privati, etc.), l’idea progettuale al fine di valutare la sua fattibilità (feasibility) e sostenibilità (sustainability) sotto il profilo, sia della fondatezza tecnica, economica, finanziaria, istituzionale e ambientale del progetto, sia della capacità di apportare benefici che si protraggono nel tempo, oltre la durata degli interventi finanziati con il progetto stesso.

 

Su questi aspetti il PCM fornisce indicazioni puntuali, allorquando afferma che:

-         la pertinenza dei progetti è strettamente legata agli obiettivi di settore, nazionali e comunitari, al coinvolgimento dei beneficiari finali fin dall’inizio dell’elaborazione progettuale, nonché alla chiarezza degli obiettivi rispetto ai benefici apportati ai gruppi-bersaglio (target groups);

-         la fattibilità riguarda gli obiettivi che possono realisticamente conseguiti all’interno dei vincoli ambientali e delle capacità d implementazione degli enti interessati;

-         i fattori di sostenibilità del progetto devono essere specificati come parte integrante del disegno progettuale.

 

Per assicurare al progetto “pertinenza”, “fattibilità” e “sostenibilità” nel PCM è suggerito l’uso di uno strumento di progettazione e gestione noto come Logical Framework Approach (LFA), definito come “una tecnica efficace per consentire ai diversi soggetti portatori di interessi, di individuare ed analizzare problemi, definire obiettivi e attività da intraprendere per risolvere quei problemi”.[3]

 

La costruzione del logical framework (quadro logico) richiede al progettista un’analisi preliminare del contesto socioeconomico di riferimento per stabilire le relazioni causa– effetto esistenti tra le diverse questioni rilevate; occorre, quindi:

-         individuare i soggetti interessati (stakeholders) alle proposte progettuali;

-         individuare i bisogni reali e i problemi posti dai futuri beneficiari;

-         costruire una gerarchia di problemi per stabilire un quadro coerente delle cause e degli effe

 

Al termine di questa indagine è possibile iniziare la costruzione del quadro logico che consentirà agli stessi progettisti di verificare la validità del disegno progettuale nel rispetto dei requisiti poc’anzi descritti. 

 

 

Il Quadro Logico

 

Il principale prodotto del logical framework è la “Logframe matrix”, che descrive l’intervento logico del progetto - articolato in obiettivi, risultati ed azioni – tenendo conto dei rischi e delle condizioni esterne che potrebbero penalizzare lo svolgimento ed i risultati del progetto.

 

Una volta definiti (e condivisi) gli obiettivi generali (overall objectives), questi vanno scomposti in obiettivi specifici (purpose objectives), a ciascuno dei quali si collegano determinati  risultati) attesi (results); infine, per il raggiungimento di ogni risultato, vanno definite le singole azioni (activities) da intraprendere.


 

 

LOGFRAME MATRIX

 

Schema logico che presiede all’intervento

 

Indicatori

oggettivamente

verificabili

Fonti

di verifica

Condizioni

 

 

Obiettivi

Generali

 

 

 

 

 

 

 

Obiettivo specifico

 

 

 

 

 

 

Risultati

 

 

 

 

 

 

 

Azioni

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Precondizioni

 

 

 


L’elaborazione della matrice si prefigge di raggiungere un duplice livello di coerenza, riferito:

a)     al sistema di obiettivi (generali e specifici), risultati attesi e azioni (posizionati nella matrice lungo l’asse verticale) ;

b)    alla concretezza ed alla misurabilità di ciascun obiettivo, risultato ed azione, sulla base di  indicatori oggettivamente verificabili e delle fonti di verifica (posizionati sull’asse orizzontale);

Un uso appropriato della matrice, individuando in maniera trasparente le relazioni logiche esistenti tra le azioni, i risultati e gli obiettivi del progetto, consente inoltre di:

-         assegnare specifiche responsabilità ai soggetti impegnati nel progetto;

-         disporre di un insieme di informazioni strutturate, necessarie per la definizione di un budget;

-         costruire un sistema di monitoraggio e di valutazione.


Il “Logframe” non va applicato meccanicisticamente, ma deve essere utilizzato come strumento dinamico e flessibile di supporto alla pianificazione progettuale e finanziaria delle attività, che va costantemente rielaborato e affinato, soprattutto  alla luce di modifiche del progetto o delle condizioni esterne.

 

Osservazioni conclusive

 

 Il Project Cycle Management  propone un modello di intervento fondato sulla “progettazione dal basso” (di tipo bottom-up) che pone al centro delle politiche di sviluppo locale i soggetti pubblici e privati operanti sul territorio, già nella fase di definizione delle azioni progettuali; a questo proposito il PCM sottolinea che “nelle fasi preparatorie del ciclo del progetto, il Logical Framework Approach va considerato in primo luogo come strumento di progettazione partecipativa[4], la cui finalità

 consiste soprattutto nell’individuare le carenze e le debolezze del disegno progettuale rispetto alla pertinenza dei contenuti, alla fattibilità degli interventi e alla sostenibilità nel lungo periodo.

 

Questo approccio, nella misura in cui richiede esplicitamente l’attivazione di processi di cooperazione e di concertazione degli interventi tra i diversi attori locali, è pienamente coerente con il principio del “partenariato di qualità”, sancito dall’Unione Europea come caposaldo dello  sviluppo locale e recepito nell’ambito del POR Campania 2000 – 2006.

 

Da ciò consegue che il ruolo “progettuale” assegnato alla Provincia di Napoli non può prescindere della messa a punto di  strategie comuni di intervento (pubblico-privato) che sappiano coniugare tecniche e metodologie di progettazione con obiettivi di sviluppo e perequazione sociale.      

        

di Claudio  Manzo e Gennaro Acunzo

 

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[1] Vedi PTCP- Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Napoli, pag. 25

[2] v. Project Cycle Management Training Handbook – European Commission, prepared by ITAD Ltd, Sussex,May 1999;

Il PCM fu introdotto dalla Commissione Europea all’inizio degli anni ’90 per migliorare la qualità e l’efficacia degli elaborati progettuali.

[3] V. PCM Training Handbook, Op. Cit., pag 13.

[4] V. Project Cycke Management, Op. Cit., pag 43.