La Provincia in prima linea nelle politiche di sviluppo

equilibrato dell’area metropolitana

  A poco meno di un anno dalla naturale conclusione dell’attuale consiliatura, è doveroso avviare una riflessione su quanto la Provincia di Napoli è riuscita a realizzare sul terreno della programmazione negoziata e dello sviluppo equilibrato del suo territorio.

Il lavoro di questi anni – intenso e faticoso per un verso, ma sicuramente appassionante e gratificante – consegna alla valutazione di ognuno un panorama multiforme di iniziative e obiettivi, perseguiti tenacemente e diretti ad una crescita globale e razionale della qualità di vita e di prospettive della nostra provincia.

Strumenti strategici di straordinaria importanza si sono rivelati sicuramente i Progetti Integrati Territoriali, i Progetti Integrati di Filiera, i Patti Territoriali, i Contatti d’Area e, a monte di tutti, il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale, approvato dal Consiglio Provinciale nello scorso mese di luglio, e il Documento di Programmazione Economica dello Sviluppo della Provincia di Napoli.

 I PIT hanno rappresentato (e sono tuttora) il nuovo, grande investimento di programmazione che abbiamo messo in campo in questi anni grazie alle scelte inserite nel P.O.R. Campania 2000/2006. L’obiettivo – innovativo rispetto alle politiche dei decenni passati – è quello di dar vita ad un nuovo processo di sviluppo della provincia, che parta dal basso piuttosto che essere scelto dai livelli amministrativi superiori. Un modo, dunque, per coinvolgere le istituzioni territoriali e il mondo del lavoro in un processo di scelte che muteranno il volto del territorio nel prossimo futuro.

 Rispettando le peculiarità che costituiscono la ricchezza dei contesti locali, abbiamo individuato all’interno dell’area metropolitana napoletana nove macro-aree di intervento, con un paziente lavoro di concertazione con i sindaci, le associazioni economiche, quelle di categoria e ogni altro

soggetto rappresentativo degli interessi dei singoli territori. Per ognuna delle macro-aree si è ragionato in funzione di una riqualificazione del territorio nel quadro di uno sviluppo sostenibile e compatibile, nonché di un riequilibrio tra aree urbane, zone industriali e territorio stesso. L’organicità della visione d’insieme che ne deriva è frutto proprio di quella “messa a rete” dello sviluppo e dei territori tra loro.

Ad oggi, la Provincia ha presentato al Nucleo di Valutazione Regionale nove PIT di carattere generalista (corrispondenti alle nove macro-aree), quattro PIT di filiera (polo termale, attrattori culturali, portualità turistica e Vesuvio) e sta lavorando alla creazione dei parchi regionali previsti dalla legge. Il lavoro sui PIT giunge ora ad una prima fase conclusiva. In altri termini, stiamo per entrare nel vivo dell’azione di sviluppo: dopo la sottoscrizione di tutti i Documenti di Orientamento Strategico con i sindaci e dopo la definitiva approvazione dei progetti da parte del nucleo regionale – in merito alla quale siamo molto fiduciosi -, verrà finalmente il momento di mettere a concorso le risorse destinate all’impresa dal POR Campania e previste per ogni progetto. Ciò equivale, com’è comprensibile, a rimettere in moto la macchina dello sviluppo e dell’occupazione in aree nel passato aggredite da politiche che ne hanno deturpato le preesistenze e snaturato le condizioni ambientali originarie.

 Dei PIT presentati, la Provincia  di Napoli è impegnata direttamente in qualità di capofila nei tre individuati come strategici nel programma di sviluppo messo in campo: quello della penisola amalfitano-sorrentina, il quale coinvolge anche la Provincia di Salerno, giunto alla sottoscrizione da parte dei sindaci; quello delle isole del golfo, che riprende le linee previste dal precedente progetto sulle isole minori e che ha avuto il merito di consentire il superamento di antiche divisioni tra i Comuni interessati; quello dell’area giuglianese, di carattere squisitamente industriale, il cui asse portante è stato individuato nel sistema di comunicazione e viabilità tra Comuni e siti industriali e che ha già raggiunto la fase del Documento di Orientamento Strategico.

 Abbiamo, dunque, rispettato per i PIT – ed è per noi motivo di soddisfazione - tempi e obiettivi che ci venivano posti sia dalla nostra pianificazione, sia dalla normativa regionale.

Al panorama già di per sé variegato dei progetti integrati si aggiungono gli strumenti “tradizionali” della programmazione negoziata, ovvero Patti Territoriali e Contratti d’Area, per i quali è stato fatto un lavoro molto complesso teso a rivitalizzare territori in precedenza interessati da laceranti contraddizioni (una fra tutti, la crisi industriale del torrese-stabiese). L’opera svolta in questi anni ha consentito ai Comuni di diventare il punto di riferimento per lo sviluppo occupazionale e territoriale, pur tra forti difficoltà derivanti dalle situazioni urbanistiche preesistenti, dalla scarsa stabilità amministrativa a livello locale, dalle incerte relazioni tra sistema politico e sistema imprenditoriale, dalla faticosa composizione degli interessi delle singole realtà. È stato, questo, un ulteriore successo dell’azione nostra, insito nell’aver trasportato e applicato il metodo tipico dei PIT anche nella gestione della programmazione negoziata.

 I patti territoriali oggi in vita sono cinque e sono tematici: quello sull’agricoltura, che riguarda l’area interna del Vesuviano, per il quale esiste uno stanziamento di quasi settemila euro per l’incentivazione della produzione agricola; quello per la pesca, che riguarda tutto il litorale provinciale e che utilizza oltre seimila euro per rinnovare l’obsoleto sistema locale della pesca; quello della penisola sorrentina, che va al passo con il PIT inter-provinciale in corso di valutazione regionale; quello, importantissimo, per l’occupazione nell’area a nord-est di Napoli, per il quale sono stati già raggiunti tutti gli obiettivi e la società consortile di gestione del patto si è trasformata in Agenzia di Sviluppo; quello del Miglio d’Oro. Unico contratto d’area posto in essere è, infine, quello del Torrese-Stabiese.

 Quali le prospettive, le linee di azione future e il ruolo della Provincia? Chiusa la fase della concertazione, è il tempo di individuare le linee strategiche che guideranno i processi futuri e di passare alla realizzazione delle infrastrutture previste. Entriamo, dunque, in un’ulteriore fase delicata: sia perché il Nucleo di Valutazione Regionale deciderà quali progetti possono concretamente partire; sia perché si entrerà nella fase della realizzazione con la prevedibile necessità di tutti i controlli necessari affinché gli obiettivi dati siano conseguiti; sia perché, infine, interverrà sopra tutti il controllo dell’Unione Europea. Compito di questa Amministrazione sarà, innanzitutto, il coordinamento sovra-comunale per la realizzazione degli obiettivi fissati nel Complemento di Programmazione del POR Campania 2000/2006, garantendo in tal modo il giusto collegamento tra sistema territoriale e sistema istituzionale superiore. A ciò vanno sicuramente aggiunte altre due importanti funzioni: l’indirizzo dei processi di sviluppo nei territori, alla luce di quanto programmato; l’intervento in settori decisivi, uno per tutti la formazione professionale, puntando al rinnovamento del sistema oggi esistente. Conferma di tale impegno è la decisione che per ogni PIT approvato e finanziato, al tetto di spesa già fissato sarà aggiunta una quota del cinque per cento destinata esclusivamente ad una formazione calibrata sulle esigenze del progetto stesso.

    Un ruolo tutt’altro che marginale, dunque, quello della Provincia di Napoli, che conferma l’importanza dell’area metropolitana di Napoli e della sua istituzione di riferimento in tutti i processi di sviluppo avviati e futuri. 

Guglielmo Allodi

Assessore alle Risorse Strategiche,

alle Politiche Comunitarie - Programmazione Negoziata e al Bilancio

 

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