23 NOVEMBRE 1980: PER NON DIMENTICARE
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“ Ad un tratto la verità brutale ristabilisce il rapporto tra me e la realtà. Quei nidi di vespe sfondati sono case, abitazioni, o meglio lo erano” (Alberto Moravia) ***
23 Novembre 1980, ore 19.35: la terra trema per un interminabile minuto e venti secondi! Due scosse sismiche, a distanza di pochi secondi l’una dall’altra, devastano un’ampia area dell’Appennino meridionale a cavallo tra l’Irpinia e la Basilicata.Oltre 2.000 morti, 10.000 feriti, 300.000 persone rimaste senza tetto. E’ questo l’epilogo delle scosse del decimo grado della scala Mercalli che cancellano oltre 77.000 costruzioni in ben 686 comuni. In pochi istanti scompaiono interi paesi: Lioni, Laviano, Conza della Campania, Teora, Sant’Angelo dei Lombardi, ormai non più “terre verdi” ma cumuli di macerie!Incredulità, sgomento e terrore impressi negli occhi della povera gente, a quel tempo sconosciuta ma oggi scolpita nella memoria. Il terremoto dell'Irpinia è ricordato come il “terremoto infinito”.L’epicentro fu Conza della Campania (AV) ma anche Sant’Angelo dei Lombardi, sempre in provincia di Avellino, fu completamente raso al suolo. L’ospedale Sant’Angiolese crollò interamente, seppellendo sotto le macerie migliaia di persone. Alcune sono sopravvissute grazie ad una nicchia, creatasi con il crollo, ai piani inferiori dell’ospedale, nelle sale operatorie. L’Irpinia però, non è l’unica ad essere colpita da questo terremoto senza precedenti. Nella sola Laviano, in provincia di Salerno, quasi il 50% degli abitanti perde la vita seppellito dalla polvere e dalle macerie. A Napoli crolla la torre di via Stadera provocando, da sola, circa 100 morti. Nelle 48 ore seguenti al sisma, gli apparati di potere della Democrazia Cristiana, mettono in azione la macchina dei soccorsi senza però efficienti risultati. Molti sindaci, terrorizzati dal disastro, fuggono dai comuni colpiti e la Prefettura di Salerno si dimostra incapace di fronteggiare la situazione tanto che lo stesso Prefetto è rimosso poco dopo. Scattano i soccorsi: troppo pochi per una simile tragedia! Si fa spazio così la rabbia verso uno Stato “nemico”. Una rabbia però, mescolata alla solidarietà fra chi ha perso tutto. Ci si organizza per scavare i morti, per recuperare i feriti e per garantire il cibo a tutti. Il 24 Novembre, l’allora presidente della Repubblica Italiana, Sandro Pertini, giunge a Laviano (SA), semidistrutta. Ad accoglierlo, la rabbia popolare verso uno Stato lontano e colpevole. Un militante comunista, allora, colpisce il Capo dello Stato con una sassata. Il malcontento è generale! Bisognava intervenire. Vengono così stanziati 60.000 miliardi di vecchie lire per la ricostruzione. Il risultato? Sono trascorsi circa 27 anni e, ancora oggi, molte persone vivono nei containers! “ Vai speranza corri, non chiudere mai il tramonto e non fermarti a guardare”. PROF.SSA LUISA FERRARO (IPSAR) |
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