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Programma Fund Raising

Consulta Regionale degli Handicappati ONLUS

 

FINALITÀ DEL PROGRAMMA FUND RAISING E RESIDENZIALITÀ

Il Programma è finalizzato a raccogliere fondi per consentire alle persone diversamente abili che necessitano di assistenza 24 ore su 24 ore di essere accolte senza pagare in una comunità. Questo perché l’assistenza socio-sanitaria pubblica (ASL, Comuni, Ambiti, altro) viene erogata solo ad un numero esiguo di persone a causa dei tagli operati alla spesa pubblica.

Il cuore dell’iniziativa è innanzitutto sensibilizzare e coinvolgere il maggior numero possibile di cittadini sulla tematica della “residenzialità assistita” e solo secondariamente a questa azione di coinvolgimento sollecitarne la partecipazione concreta alla tematica stessa attraverso l’impegno a versare una piccola somma mensile di appena 2,00 euro. Il largo sostegno che si cerca nella cittadinanza è finalizzato a consolidare l’azione e il servizio delle comunità ma in primo luogo è finalizzato a rendere l’ENTE PUBBLICO socialmente obbligato a finanziare un servizio di così ampio spessore sociale. Un servizio che concretamente offre un livello superiore di qualità della vita e che in termini di ricaduta di risparmio economico risulta essere estremamente vantaggioso rispetto agli altissimi costi che lo stesso Ente Pubblico deve sostenere in caso di patologie recidivanti e/o acutizzanti a seguito di una mancata o non corretta assistenza (piaghe da decubito, ricoveri per cicli di terapia, ricoveri per il riacutizzarsi di una patologia per la mancata terapia o semplicemente per la mancata assistenza socio-relazionale).

 

FENOMENO DA ARGINARE

Il coinvolgimento della cittadinanza (cittadinanza attiva) e la raccolta di piccole somme, 2,00 euro al mese, rappresentano il modo di interessare i cittadini ad un fenomeno fortunatamente limitato ad una bassa percentuale della popolazione: LE PERSONE DIVERSAMENTE ABILI CHE NECESSITANO DI ASSISTENZA 24/24 ORE. Ma le peculiari esigenze di questa piccola percentuale tiene sotto “scacco” e quindi impegnati almeno il 150% - 200% di cittadini in rapporto alla popolazione diversamente abile. E’,infatti, sempre più frequente sentire come un familiare, quasi sempre la mamma, deve dedicare la propria giornata e spesso anche la notte alle attenzioni del proprio figliolo con disabilità.
Ciò determina in breve tempo un indebolimento quantomeno fisico della madre in ragione delle energie impiegate (il tempo dedicato alla persona diversamente abile è inversamente proporzionale all’età della madre, cioè più va avanti negli anni la mamma e meno tempo [forza] si riesce a dedicare al proprio figliolo). Da ciò ne deriva che un altro familiare o un estraneo (badante) viene coinvolto nell’assistenza alla persona diversamente abile e così già siamo al su stimato 150%. ATTENZIONE qui stiamo illustrando una situazione familiare sana e provvista di una disponibilità anche economica; spesso, tuttavia, così non è!

 

CONCETTO DI OBBLIGATORIETÀ DI ACCOGLIENZA IN RESIDENZE ASSISTITE

Se vi fossero comunità in ciascun comune, quartiere, borgo, frazione, come si prefigge di realizzare il Programma Fund Raising e Residenzialità, sarebbe concepibile rendere obbligatoria o meglio naturale l’accoglienza in comunità alloggio per persone diversamente abili che necessitano di assistenza 24/24 ore una volta che esse abbiano raggiunto la maggiore età. Ciò anche in ragione del fatto che l’equipe che gestisce una comunità di quartiere segue ed affianca la famiglia del disabile dalla nascita, al fine di garantire assistenza e servizi in varie fasi della vita e fino al raggiungimento della maggiore età; momento questo in cui la persona diversamente abile sarebbe pronta per l’accoglienza permanente in comunità. Va qui precisato che, con una rete così strutturata, nelle varie fasi di crescita del minore diversamente abile l’equipe avrà avuto modo di attivare un protocollo di contatti finalizzati alla partecipazione saltuaria ad iniziative promosse dalla comunità (giochi, feste, laboratori, altro).
Il concetto di obbligatorietà dell’accoglienza in una comunità equivarrebbe all’obbligatorietà scolastica e creerebbe un distacco della persona diversamente abile dalla famiglia d’origine sicuramente graduale e non traumatico, esattamente al pari di un figlio che, divenuto maggiorenne ed autonomo, sceglie la propria “strada”: lavoro, matrimonio, convivenza, costituzione di nucleo a se stante, ma comunque conservando rapporti con la propria famiglia d’origine (visite, frequentazioni di varia natura, onomastici, compleanni, pranzo domenicale e nelle feste comandate, passare per prendere un caffè e ricevere per offrire un caffè, altro). Analogamente a quanto accade per l’obbligo scolastico attraverso cui una società democratica e civile prepara i propri giovani ad affrontare il futuro, così la società preparerebbe un futuro di accoglienza per le persone diversamente abili che necessitano di assistenza 24/24 ore.
Oggi, al contrario, non vi è futuro per le persone diversamente abili con queste esigenze. La proposta di accoglienza obbligatoria in comunità potrebbe sembrare una coercizione, ma invece è l’espressione di una società che si obbliga a migliorare le proprie attenzioni anche verso i bisogni delle minoranze e offre al pari di belle strade, giardini e parchi giochi, mezzi efficienti di trasporto, scuole sempre più attrezzate, una pari dignità di vita anche alle persone diversamente abili consentendo loro di fruire a pieno degli agi e dei servizi realizzati per i “normodotati”.

In sintesi è civiltà!

 

MODALITÀ DI ACCESSO ALLA PAGINA DEL PROGRAMMA FUND RAISING E RESIDENZIALITÀ

Accedere al sito www.crhonlus.it e selezionare l’icona o la voce della sezione

Programma Fund Raising e Residenzialità, cliccando su

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Da questa pagina ciascun sostenitore potrà verificare se al proprio codice, indicato su ciascuna ricevuta, corrisponde la somma di danaro versato.

 

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